Trentaduesimo Presidente degli Stati Uniti d’America, come potete vedere non ricopre un mandato classico, di 4 o 8 anni, ma la sua presidenza si estende addirittura per 12 anni e copre periodi storici emblematici, come gli anni della ripartenza economica dopo la crisi del ’29 e, ovviamente, tutta la Seconda Guerra Mondiale.

Un fatto peculiare della sua vita risale al 1921, quando aveva 39 anni: lo sfortunato futuro Presidente americano contrasse una malattia infettiva, mentre si trovava in vacanza sull’isola di Campobello. Il fatto gli causò inizialmente la paralisi quasi completa delle gambe, salvo poi migliorare col tempo.
Di fatto, però, fu un avvenimento che segnò la sua vita, a causa dei seri problemi di deambulazione che non scomparvero mai. È noto, pensate, che in privato utilizzava praticamente sempre una sedia a rotelle per spostarsi; mentre invece nelle apparizioni pubbliche si sforzava di nascondere questa sua disabilità, di cui nessuno parlava, ma di cui tutti erano a conoscenza. In molte foto di rito dell’epoca, durante incontri diplomatici con altri Primi Ministri importanti, era solito tenersi al braccio di essi o di altri ufficiali americani.

<<Nella storia non si è mai visto un popolo retto da un paralitico. Si sono avuti Re calvi, Re grossi, Re belli e magari stupidi, ma mai Re che per andare al gabinetto, al bagno o a tavola avessero bisogno d’essere retti da altri uomini>>. Queste le parole di Benito Mussolini, allora Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia. Non sono ovviamente dichiarazioni ufficiali, ma sono scritti ritrovati nel suo diario, datati maggio 1941: di lì a poco gli Stati Uniti sarebbero entrati in guerra, per contrastare la Germania, l’Impero Giapponese e proprio l’Italia.

Nonostante le parole sprezzanti di Mussolini, FDR (acronimo con cui è noto) è stato un abile e sapiente uomo di politica, nonché grande condottiero di quella che a breve sarebbe diventata la prima potenza mondiale, sia in ambito economico che in ambito di armamenti.

Laureato ad Harvard e alla Columbia Law School, prima di ricoprire la massima carica dirigenziale del paese è anche governatore di New York per 3 anni, dal 1929 al 1932. Questa carica gli permise di essere conosciuto dal pubblico e di godere di sempre maggiore stima nell’ambiente politico, anche per l’ottima gestione della Grande Mela nei suoi anni fin lì forse più duri. Divenuto ormai membro di spicco del partito democratico, di fatto nel 1932 non vince, ma stravince le elezioni contro l’ex Presidente repubblicano Herbert Hoover, trionfando in quarantadue dei quarantotto stati.
Viene considerato dagli studiosi come uno dei Presidenti americani più popolari di sempre, insieme ai due già citati George Washington e Abraham Lincoln. Dal 1933, oltre all’onore di condurre il paese nella politica internazionale, ha l’onere di risollevarne l’economia: il suo programma di riforme sociali, ma soprattutto economiche, è noto come New Deal. Il successo di queste riforme gli vale la vittoria alle elezioni del ’36 e la riconferma come Presidente per i 4 anni successivi.

In un clima sempre più carico di tumulti e tensioni internazionali – prima con la sanguinosa Guerra Civile Spagnola, poi con l’invasione da parte di Hitler della Polonia – gli Stati Uniti non restano a guardare e a seguito del controverso attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941, dovuto agli interessi contrapposti delle due potenze in Asia e nel Pacifico, Roosevelt dichiara il giorno successivo l’entrata in guerra della potenza che di fatto segnerà le sorti del conflitto.

Famosa la sua amicizia con il Primo Ministro del Regno Unito Winston Churchill e la peculiare alleanza con il leader dell’Unione Sovietica Iosif Stalin, nonché tristemente noto anche il suo impegno nel sostenere l’ideazione e la costruzione delle prime bombe atomiche dell’umanità, sganciate ormai a conclusione del conflitto dal suo successore Harry Truman, sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki.

Debilitato dalla lunga malattia che segnò la sua vita e da una sopraggiunta malattia al cuore – oltre che dalle crescenti tensioni degli anni della guerra – Roosevelt morì a 63 anni come Presidente in carica nell’aprile 1945, poco dopo aver vinto le elezioni ed essersi confermato alla guida del paese per il quarto mandato consecutivo, e qualche mese prima della fine del conflitto mondiale.

La sua influenza e il suo ricordo è forte anche nelle generazioni a venire, tanto da essere citato insieme a Martin Luther King Jr. – in una sfumatura positiva, ovviamente – anche da Michael Jackson nella canzone di denuncia They Don’t Care About Us del 1995, amaramente attuale anche oggigiorno, nel 2020.

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