Il periodo Bush coincide con il passaggio da un’umanità frammentaria a una globalizzazione sempre più marcata, dove la comunicazione internazionale e la lingua inglese prendono sempre più il sopravvento, dove i voli intercontinentali non sono più qualcosa di difficile da permettersi e da affrontare. Uno sfruttamento sempre maggiore delle risorse tecnologiche e della rete internet sta cambiando il mondo del lavoro, mentre un cambio epocale avviene anche nella distribuzione di prodotti artistici, quali film e musica: il CD è il nuovo re dell’intrattenimento.
Finisce quindi – per il cinema – l’epoca d’oro delle VHS: arrivano i DVD. Per il mercato musicale invece i CD sostituiscono le celeberrime cassette audio, emblema di più di una generazione. Il Sony walkman non resta indietro e si adatta al cambio, ma a breve dovrà cedere il passo a un’invenzione che sbaraglierà la concorrenza e farà conoscere al pubblico mainstream un colosso che farà la storia con la esse maiuscola: si tratta di Apple, azienda fondata nel 1976 da Steve Jobs e Steve Wozniak, che lancerà sul mercato il primo iPod nell’ottobre 2001, di fatto sbaragliando la concorrenza di Sony e di qualsiasi altro competitor.
In ambito videoludico, però, è la Sony a dettare legge: esce a fine 2000 negli Stati Uniti e in Europa la PlayStation2 – degna erede della prima PlayStation – che dominerà il mercato. Un anno dopo Microsoft proverà, con un timido tentativo, a spezzare il dominio della casa giapponese in quel settore, con sorprendenti risultati, grazie alla prima Xbox.
Dopo l’amministrazione del padre – George H. W. Bush – e la Presidenza Clinton a segnare tutti gli Anni Novanta, all’inizio del nuovo millennio George W. Bush viene eletto alla Casa Bianca. Passerà alla storia come il Presidente in carica durante l’11 settembre, giorno degli attacchi terroristici rivendicati da al-Qaida al World Trade Center di New York e al Pentagono nella Contea di Arlington, vicinissimo alla capitale Washington D.C. .
Questi avvenimenti crearono di fatto, ancora una volta, uno snodo cruciale nella storia dell’umanità contemporanea, cambiando per sempre gli scenari e la politica internazionale.
I 19 terroristi a compiere il gesto – che causò quasi tremila vittime e altre migliaia di feriti – parvero appartenere alla cella fondamentalista islamica di al-Qaida, movimento paramilitare terroristico nato molti anni prima durante la Guerra in Afghanistan che abbiamo citato pocanzi. Il suo leader e fondatore, Osama bin Laden – originario di una famiglia araba miliardaria e potentissima – sarà uno dei principali nemici cui l’amministrazione Bush figlio dovrà fronteggiare, assieme a Saddam Hussein.
Quest’ultimo è invece il leader del regime dittatoriale iracheno – carica che ricoprì per ben ventiquattro anni, dal 1979 al 2003 – per poi essere destituito durante la seconda guerra del Golfo.
Questa guerra, chiamata spesso anche semplicemente con il nome di “Guerra in Iraq”, è durata la bellezza di otto anni, ovvero dal 2003 al 2011, ed è stato senza dubbio il più grosso conflitto internazionale di questa decade.
Una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti aveva l’obiettivo di deporre il già citato leader iracheno Saddam Hussein, reo di essersi appropriato delle ingenti ricchezze petrolifere del paese e di aver tenuto a bada il suo popolo tramite una dittatura sanguinaria, oltre alle presunte sovvenzioni al terrorismo islamista.
Inizialmente il conflitto sembrò risolversi nel giro di pochi mesi in favore degli Stati Uniti e della loro coalizione, salvo poi tramutarsi in uno scacchiere di forze disordinate ma interconnesse, che sfavorirono gli stessi USA e che crearono, di lì a poco, una crudissima e lenta guerra civile fra tutte le varie fazioni che si erano andate via via delineando. Tutto ciò a scapito dell’Iraq, che si è visto nemico dell’occidente ed in mano ad al-Qaida, in un susseguirsi di tensioni che hanno reso la zona dell’antica Babilonia, culla della civiltà, il posto più instabile e insicuro del mondo per i propri cittadini; con conseguenze enormi che si ripercuotono ancora oggi, sia a livello locale, che a livello internazionale.
Con i vari attentati che colpirono anche Madrid e Londra, rispettivamente nel 2004 e 2005, le tensioni internazionali balzarono alle stelle e – sebbene non ce ne fosse il bisogno – la questione destò ulteriore interesse e sdegno anche dall’Europa, che fino a quel momento non aveva subito attacchi diretti.
È pur vero però che la condotta di guerra degli States capitanati da Bush – reo di aver innalzato esponenzialmente le spese militari nei suoi mandati – sollevò l’inimicizia dell’opinione pubblica mondiale, in quanto l’atteggiamento statunitense più di una volta si era rivelato alimentatore del conflitto, più che pacificatore (tanto è vero che alcune potenze europee faticarono a convincersi a collaborare con la coalizione).
Inoltre la condotta Bush, così come peraltro quella irachena, spesso si trovò di fronte a delle palesi violazioni del diritto internazionale e a una non salvaguardia dei diritti umanitari.
Ci va giù pesante Michael Moore, documentarista di spicco nella cinematografia americana (forse il migliore di tutti), che definisce il Presidente originario del Texas come “una persona con la psicologia di un adolescente, incapace di prendere decisioni in modo autonomo e di decifrare correttamente il mondo intorno a sé.”
Che sia vero o meno, Bush intanto riscuote, almeno in patria, un consenso importante, nonostante la sua elezione nel 2000 sia una delle più indecise di sempre; vinta contro il democratico Al Gore, già Vicepresidente in era Clinton (1993 – 2001) e futuro Premio Nobel per la pace (2007).
Quattro anni più tardi, a conferma del generale apprezzamento per la sua figura, Bush si riconfermerà per il suo secondo mandato, in un’accesa campagna elettorale contro John Kerry – i cui temi caldi furono ovviamente fatti legati alla politica estera, ovvero il rapporto con il terrorismo islamista e la gestione della guerra d’Iraq.
Col secondo mandato la reputazione di Bush subisce un calo, per via delle ingenti perdite di guerra in ambito sia umano che economico, ma anche per la gestione della calamità forse più importante che abbia colpito gli Stati Uniti: si tratta dell’uragano Katrina, che nella settimana tra il 23 agosto e il 31 agosto 2005 si è abbattuto sulla costa orientale statunitense, causando quasi duemila vittime e innumerevoli danni alle infrastrutture, e di conseguenza enormi danni economici.
Parlando di economia, è datato verso la fine dell’amministrazione Bush anche lo scoppio della bolla immobiliare che ha causato il successivo fallimento della Lehman Brothers e la conseguente crisi finanziaria mondiale che ha imperversato fino ancora ai nostri giorni sul sistema globale e sui mercati, nonché ovviamente sulla vita di miliardi di persone.
Stiamo parlando di avvenimenti risalenti al quadriennio 2006 – 2009, periodo che aprirà le porte anche al successore di George W. Bush, che vedremo insieme nella prossima pagina: clicca qui!