È il penultimo Presidente americano, ed il primo di origine afroamericane a ricoprire tale ruolo: non serve qui specificare quanto la portata dell’evento sia enorme e storicamente rilevante.
Incredibile la sua vita fin dai primi anni di età: nasce a Honolulu, nelle isole Hawaii, per poi trasferirsi in seguito con la madre e il suo compagno indonesiano nella città di Giacarta, enorme capitale dello stato indonesiano, situata sull’isola di Giava. La madre, originaria del Kansas, si era da poco separata dal vero padre di Obama, un economista keniota con il quale però Barack perderà sempre di più i contatti, fino a perderlo del tutto nel novembre 1982, a seguito di un grave incidente stradale in Kenya (vi era ritornato anni prima).
Terminate le scuole elementari, venne scelto per Barack Obama il ritorno a Honolulu – sua città natale – al fine di ricevere un’istruzione migliore. Venne cresciuto dai nonni materni e frequentò, con ottimi risultati, l’istituto privato più importante e prestigioso delle Hawaii. Terminò il suo percorso nel 1979, e scelse poi di specializzarsi in scienze politiche alla Columbia University di New York, una delle più rinomate degli Stati Uniti.
Dopo brevi – ma significative – esperienze di lavoro nell’ambito del sociale, ma anche in campo economico (cosa che gli darà un know-how a tutto tondo riguardo la gestione di dinamiche essenziali per un paese), lascia la città di Chicago, dove si era trasferito dopo la laurea. La motivazione è presto detta: Barack Obama non si sente ancora del tutto formato a livello intellettuale, e sceglierà di riempire le sue – si fa per dire – lacune – nel top del top dell’istruzione statunitense, ovvero all’Università di Harvard, dove si laurea nel 1991 in giurisprudenza con il massimo dei voti.
Di lì all’impegno politico il passo fu breve: nel 1992 aiutò nella campagna elettorale Bill Clinton, futuro Presidente e icona americana per la restante decade degli anni ’90.
Senatore dell’Illinois dal 1996 e scelto poi nel 2004 per rappresentarne la bandiera nel Senato federale degli Stati Uniti, ben presto Barack Obama farà conoscere sempre più la sua immagine. Il trasferimento a Washington gli farà presto balenare nella mente l’idea di una candidatura alla presidenza degli States, cosa che di fatto avvenne nel 2008.
Il motto “Yes, we can!” della campagna elettorale passerà alla storia come quello che portò al successo il primo afroamericano alla guida del paese.
Obama vinse dapprima tra le fila del partito democratico – contro la più quotata Hilary Clinton, moglie del già citato ex-Presidente Bill – e in seguito contro il candidato repubblicano John McCain, ottenendo il record di voti e un importante consenso.
Era la fine del 2008, e così come per l’insediamento di Kennedy – nell’ormai lontano 1960 – queste campagne elettorali furono le prime a ricevere una svolta epocale nella loro attuazione: si era da poco affermata nel panorama delle nostre vite una piattaforma chiamata Facebook, ideata quattro anni prima da Mark Zuckerberg ed Eduardo Saverin; il suo utilizzo fu essenziale per il successo finale del candidato di Honolulu, e cambiò per sempre – ancora una volta – il modo di fare politica.
Obama verrà ricordato come il Presidente dell’epoca del boom tecnologico, ma di una tecnologia diversa rispetto al passato, una smart technology sempre più al servizio dell’uomo, e dalla quale l’uomo sarà però sempre più dipendente. Verrà ricordato come il periodo dei laptop potentissimi e degli smartphone; della frenesia per i social media; il periodo dell’egemonia di Apple su tutti – con il primo IPhone – seguita dal colosso coreano Samsung. Il periodo in cui si tenterà la strada dell’ibrido per le autovetture, ma anche il periodo della lenta e difficile ripresa dopo la crisi economica di cui abbiamo già parlato in precedenza, e che Obama dovrà affrontare alla guida di un paese sempre dominante a livello globale, ma in netto calo rispetto a nuovi mercati e a nuove potenze che stanno man mano sorgendo, come la Cina.
È l’epoca di Messi e Cristiano Ronaldo per il calcio, di LeBron James nel basket NBA e del dominio dell’uomo più veloce del mondo nell’atletica: quel Usain Bolt che ha fatto suoi i Giochi olimpici di Pechino 2008, Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016 e no, questa volta le edizioni di questi Giochi passeranno alla storia solo per i risultati sportivi.
Intanto, anche la Formula 1 ha il suo Barack Obama: si tratta del britannico Lewis Hamilton, primo pilota di colore non solo a partecipare a un Gran Premio della massima serie, ma a dominarne le stagioni. I suoi record lo proiettano nell’olimpo dei più grandi piloti di sempre, e ad oggi ancora non ha finito di aggiornarli.
È anche l’epoca – tristemente – di Charlie Hebdo e del Bataclan, solo punta dell’iceberg dell’escalation terrorista che ha attanagliato il mondo dal 2015 in avanti, colpendo indiscriminatamente tutti i continenti del globo, a firma di una nuova organizzazione terroristica formata da islamisti radicali, l’ISIS (o Stato Islamico), un gruppo risalente dalla ‘defunta’ al-Qaeda.
Obama riceverà nel 2009 il premio Nobel per la pace, “per i suoi straordinari sforzi per rafforzare la diplomazia internazionale e cooperazione tra i popoli”. Fu riconfermato dal popolo elettore statunitense nel 2012 per il suo secondo mandato, battendo il candidato repubblicano Mitt Romney e venendo succeduto alla Presidenza del paese, nel 2017, dal controverso imprenditore Donald Trump; figura anche questa che sicuramente, un futuro, verrà etichettata come “segnatrice di un’epoca”.
Ti ringrazio per essere arrivato fino a qui con la lettura; spero di averti fatto fare un bel viaggio nella storia mondiale e americana. Per me, è stato davvero un piacere! Resta aggiornato sui blog che Scrambled Eggs produce e condivide, e buona Festa del 4 Luglio!